mercoledì 15 ottobre 2008

Il professor I(n)chino



Da:
http://lettere-e-risposte.blogautore.espresso.repubblica.it/2008/10/14/il-prof-ichino-non-ha-sempre-ragione/



Il prof. Ichino non ha sempre ragione

Vorrei “ringraziare” , per vostro tramite, il Prof. Ichino ed i suoi collaboratori, per aver contribuito anch’Egli alla massiccia campagna di discredito verso la categoria dei pubblici dipendenti che,da vari anni è in corso, e che oggi ha finalmente trovato il suo naturale epilogo con le trovate del Ministro Brunetta, che cavalcano e rendono ancora più grevi i luoghi comuni contro i “fannulloni”, i “malaticci”, i “macellai” del pubblico impiego: praticamente, secondo lui, tutti.
Io, che non sono professore universitario, né economista, né sociologo, vorrei, e mi permetto, tramite il vostro spettabile e stimato settimanale, far pervenire la mia modesta opinione al Prof. Ichino, sperando che possa mutare un po’ la sua ed augurandomi che, per il futuro, onde evitare di trovarsi a fare parte di questi cori da “osteria”, preferisca, dignitosamente, stare zitto.

In primo luogo una sintetica notazione di metodo.

Nessuno si è chiesto se queste trovate abbiano lo scopo, non di moralizzare e rendere più efficiente la PA, ma solo di spostare l’attenzione da problemi ben più difficili da gestire e risolvere Nessuno ci è arrivato ? Eppure bastava poco. Infatti, è da vari mesi che non si parla più di sopprimere Province ed Enti inutili; non si parla più dei privilegi della Casta dei politici; dell’indecorosa e dispendiosa consuetudine dello Spoil System (una volta si chiamava, più prosaicamente, clientelismo); dei guadagni spesso milionari dei manager di Stato, che non hanno altri meriti se non quelli di aggravare deficit ed inefficienza dei settori di cui sono alla guida. E soprattutto si tace sull’intima e malcelata vocazione della nostra classe imprenditoriale di sopprimere il più possibile lo stato sociale per sostituirlo con l’assistenza a pagamento, in modo che quei settori che possano essere, da questo punto di vista, lucrosi, permettano migliori profitti alle imprese private…
Il sistema utilizzato per realizzare ciò è antico e banale, ma funziona sempre: trovare un nemico da combattere, riconosciuto e riconoscibile nell’immaginario collettivo, come brutto sporco e cattivo, da dare in pasto all’opinione pubblica per distrarla dalle soluzioni vere a cui non si ha intenzione di mettere mano e per trovare infine il pretesto per mettere mano alla demolizione dello stato sociale.

Vengo alle considerazioni sul merito:

Credo che ogni persona dotata di normale intelligenza sappia che, per risolvere un problema, occorre analizzare e risolvere le cause, piuttosto che mettere mano ai soli “sintomi”.
Se uno ha la bronchite, non è combattendo la febbre che si cura la malattia…
E tra le cause, vi sono, a mio modo di vedere, quattro fattori fondamentali, tutti assolutamente ignorati dai grandi pensatori dediti a queste problematiche:

1 – Il sistema politico clientelare delle assunzioni: Pur ammettendo a denti stretti, da parte della classe politica, che da 50 anni le assunzioni vengono fatte per raccomandazione (politiche) e non per merito, nessuna classe dirigente al potere ha mai fatto nulla per cambiare le cose. E neanche quella odierna ha intenzione di farlo. Non essendo, quindi “mai” assunti i più volenterosi e motivati, bensì i più raccomandati, essi, per lo più, ritengono che il “posto” ottenuto gli spetti di diritto, non per svolgere i compiti per cui vengono pagati, ma per altri “meriti”; quindi si sentono in diritto di non fare nulla e questo diritto viene, ovviamente, garantito dalle loro amicizie.

2 – Una dirigenza che, promossa con il medesimo sistema politico clientelare, non dirige, ma sfrutta solo la posizione di potere per “sdebitarsi” con i padrini politici che l’hanno “piazzata” lì, per fare campagne elettorali e distribuire, a sua volta, altri favori. Oggi si è trovato un termine straniero per definire questa pratica indecorosa e che, se prima era un reato (favoritismo e clientelismo) oggi è diventato un “diritto” della politica. Ovviamente, dirigenti di questa fatta non possono “colpire” i loro sottoposti ignavi o inefficienti, i quali spesso, hanno gli stessi “padrini” o altri altrettanto influenti. Inoltre, far lavorare i “fannulloni” costa energie, e i dirigenti, oltre al fatto che spesso sono degli incapaci, hanno altro a cui badare: i fatti propri.

3 – Un sistema sociale e politico italiano basato sulla quasi totale impunità di tutte le forme di illegalità. Spesso non si riesce a perseguire omicidi e rapine, figuriamoci se vengono perseguiti reati (ma perché, sono reati ?) come la raccomandazione, lo spreco e l’appropriazione di pubblico denaro, il falso in atto pubblico, l’omissione del proprio dovere di gestire e controllare il lavoro degli altri ecc.
Fintantoché questa gente sarà di nomina politica piuttosto che per competenza, sarà soggetta alle pressione dei politici e degli “amici” e fintantoché non rischierà la galera, invece di controllare, si dedicherà ad affari ed intrallazzi per conto proprio.

4 – Un sistema legislativo farraginoso, sovrabbondante di leggi (il real decreto del 1934 – Testo unico delle leggi sanitarie, è ancora vigente con successive numerose modifiche ed integrazioni), a cui si aggiungono nuove norme, decreti, circolari, note, che spesso complicano le interpretazioni anziché chiarirle. La gente comune si scontra contro questa “burocrazia maligna” molto più spesso di quanto non accada di trovare l’”impiegato” scostumato o negligente. La gente comune spesso non si rende conto della differenza ed attribuisce, genericamente, la causa delle vessazioni a cui viene sottoposta, alla inefficienza degli uffici. Un Ministro, invece, queste differenze dovrebbe comprenderle. Ed anche Lei, Professore.

Era così difficile ?…

Dr. Bruno Bonavoglia
Napoli



Il Dr. Bonavoglia ha dimenticato una cosa importante sul prof. Ichino, una cosa che si può evincere dalla biografia del professor Ichino stesso su http://it.wikipedia.org/wiki/Pietro_Ichino
Il professore dopo la laurea in giurisprudenza è stato dirigente sindacale della Fiom-Cgil dal 1969 al 1972; dal 1973 al 1979 è stato responsabile del Coordinamento servizi legali della Camera del Lavoro di Milano.
Da sindacalista si è dato alla politica come parlamentare PCI dal 1979 al 1983 e poi è diventato ricercatore e quindi professore universitario. Anche nella carriera accademica del professor Ichino la politica ha pesato immagino, visto il percorso non proprio ortodosso fino a giungere a professore ordinario. Magari Ichino merita per competenza il ruolo che riveste, ma un fiore che spunta in un letamaio non significa che la cacca sia profumata.

2 commenti:

daniele gasparotto ha detto...

come sai lavoro all’inps di Pordenone dopo essere transitato in due comuni della provincia. l’ingresso nel pubblico impiego me lo sono guadagnato con concorso, vinto senza raccomandazioni e/o conoscenze. ti devo confessare che per un bel po’ ho condiviso l’azione di brunetta. mi piaceva pensare che arrivasse il paladino della buona amministrazione e ne correggesse le distorsioni. col tempo però mi sono accorto che il tentativo di riordino del 112/08 si è trasformato in autentico disordine, poiché nei fatti non risponde alle aspettative di chi, come il sottoscritto, si aspettava giustizia ed equità all’interno del pubblico impiego. si vuol far passare il problema di inefficienza solo attraverso le pause caffè, le malattie, i congedi, le flessibilità che, in un paese civile, dovrebbero essere diritti sia nel pubblico che nel privato. ovvio che comportamenti di generale assenteismo vadano sanzionati. Ovvio che è intollerabile il lassismo ed il ritardo ingiustificato nell’evasione di una pratica. Sempre che non siano norme e circolari che ostacolano se stesse: paradossi ve ne sono a centinaia …
per quel che riguarda la regolamentazione contrattuale poi le leggi c’erano già. bastava applicarle: le assimilazioni di natura privatistica del rapporto contrattuale sono avvenute nel 1994…al di là di questo ciò che a mio avviso è mancata, è stata l’equità. Mi bastava che la razionalizzazione promessa cominciasse là da dove era giusto, conveniente e realmente incisivo sui conti pubblici ovvero dal dipendente pubblico per eccellenza. Il politico. E poi giù alla classe di nomina. Il dirigente. E poi ancora sui vari consigli di amministrazione replicanti stipendi ed indennità di ex politici, di politici mancati poiché trombati, degli amici degli amici. E la soppressione degli enti inutili? E delle provincie? E l’unione di comuni? Dove stanno i risparmi? Dove sta la razionalizzazione? Perché un dipendente pubblico viene (giustamente) sanzionato se timbra per il collega ma il parlamentare pianista e/o assenteista, o che usa mezzi pubblici per gli spostamenti di vita privata no? Questo non è rubare?

ciao

Anonimo ha detto...

...la cosa che mi sconcerta è che Brunetta non abbia mai parlato degli sprechi politici e del fatto che è diventato docente universitario con una sanatoria...io pretendo coerenza ed etica da parte di chi mi governa e mi spaventano sempre le soluzioni "facili" come quelle di Brunetta.
come Daniele saprà l'apparato di servizi statale è un elefante che si muove lentamente. Per cambiare la sostanza ci vorrebbe qualcuno che ami e che creda veramente nel paese.